Il tempo pasquale presentifica, per il cristiano, la passione, la morte e la resurrezione di Cristo. Ed esso tempo è vissuto in modo corale dalla comunità, per la quale, solo imitando i patimenti e la morte di Cristo, è possibile, come Lui, ottenere la resurrezione. Il ciclo pasquale si fa, pertanto, passaggio sofferto e strenuamente voluto dal terrore del male al trionfo sul male, dal dolore alla gioia, dalla morte alla vita. Cantare le Passioni è, perciò, per il fedele ripercorrere la Via Crucis, condividere il dolore della Madre, contemplare i patimenti di Cristo e farli propri con la flagellazione rituale, abbandonando tutto se stesso, carico d'angoscia e di speranza, di dolore e di attesa, al suono possente della voce, con cui grida al mondo la sua presenza, e a Cristo, i cui patimenti si fanno paradigma di tutti i patimenti dell'umanità, essendo Egli Dio sί, ma anche uomo, il suo ardente desiderio di libertà e di salvezza. La Passione qui presentata, in particolare, narra, in drammatiche sequenze (il cui svolgimento è affidato allo straziante colloquio Maria -- Gesù, da cui si evince in due sole rapide battute il mistero della missione salvifica di Cristo, e a quello, ben più complesso e articolato, Maria -- Giovanni), la Via Crucis della dolente Madre in cerca del Figlio, seguendone le tracce di sofferenza e di sangue, tra infinita tenerezza e indicibili crudeltà, fino al Calvario. (Leonardo R. Alario, IRSDD Cassano Ionio).