DIARIO DAL QUARANTENA BIS

Una mia ex collega giornalista, disperata, mi informa della morte del suo più caro amico, la seconda vittima di Covid-19 in una delle province calabresi, infettato dal suo collega di studio, infettato, a sua volta, da una signora per la quale stava facendo lavori di ingegneria. Una beffa insopportabile, un dolore insopportabile, ha concluso.

Cosi, il maledetto virus è più vicino di quanto potessi immaginare, appena venti giorni fa.

Guardo il grafico della Protezione Civile e leggo che oggi è la giornata col maggior numero di guariti, in totale 12.384, mentre i nuovi contagiati sono 3.651. Osservo la "curva" nel grafico, e ciò che pesa dolorosamente, è il numero dei deceduti: 10.023.

"Ma "la curva" non esiste perché - a detta del professore Roberto Burioni - i dati che ci leggono ogni giorno alle 18 non hanno molto senso. Una delle cose che dovremmo fare è per l'appunto metterci in condizioni di avere dei dati affidabili".

Quandi, per lo scienziato, bisognerebbe: 1) fare tamponi ogni settimana su un campione della popolazione per vedere l'andamento reale dell'epidemia; 2) ricercare gli anticorpi nella popolazione per capire quanti hanno effettivamente contratto la malattia in queste settimane.

Intanto per me è 👁👁 IL SOLITO, lungo week-end nello studio, con un paio di escursioni in cucina e qualche gitarella nel soggiorno.

Proprio dal mio asilo, dal ricovero indeterminato a tempo determinato, leggo e rifletto su altre morti.

Penso che 👁👁 LA GUERRA IN SIRIA sia la prova del fallimento collettivo dopo nove anni dall’inizio del conflitto. L’Osservatorio siriano per i diritti umani ha registrato 384 mila morti, dico 384 mila, da quando i manifestanti sono scesi in strada nel 2011 per chiedere le dimissioni di Assad.

👁👁 “NESSUNO SI SALVA DA SOLO”, il Papa che parla con Dio e poi se ne va, vestito di bianco, sotto la pioggia. Una grande regia, un abile montaggio delle sequenze esaltano il rumore della pioggia che insiste nei campi lunghi di piazza S. Pietro vuota, illuminata all’imbrunire, col sonoro di un organo che ne mostra una umanità piccola e smarrita. Una straordinaria drammaturgia del drammatico tempo.

Ha detto Ornella Cannataro da suo profilo che 👁👁 “state facendo diventare il Papa un populista. La religione e la sofferenza si accompagnano alla riservatezza e al pudore. A breve avremo nuovi vangeli apocrifi e crociate salvifiche”.

👁👁 COMUNQUE IL PAPA, secondo me, sapeva già tutto di questa epidemia. Ecco perché il primo gennaio aveva schiaffeggiato la cinese. Niente me lo toglie dalla testa.

👁👁 “GIOVANNI non vado dal barbiere neanche io”. Così il capo dello Stato, Mattarella, dopo avere bacchettato i falchi europei, tira nel fuori onda, la frase umana inviata ai giornalisti per errore. Oramai siamo un Paese con i peli fuori controllo.

👁👁 PRONTA LA MINCHIATA di Renzi, ovvero l'altro Matteo, quello che presta la voce agli industriali, che ha puntato la sveglia nel cuore del picco pandemico e, da scalatore dell'Everest, esorta all'apertura delle fabbriche e delle scuole, poichè col virus - ha detto - bisogna conviverci. #mavacacheepigliecceapuni

👁👁 L’ALTRO SCIACALLO, invece, anche oggi ha cominciato di buon'ora a ciondolare su Twitter e a buttare benzina sul fuoco.

Leggo e rifletto dal profilo dell’attore Giovanni Turco che 👁👁 ”LE PAROLE sono pietre. Bisogna utilizzarle giustamente. Non è una guerra. È una malattia. Guerra no, malattia si, trincea no, quarantena si, armi no, medicali si, vincere no, guarire si”. Mi piace quello che ha scritto.

Ho notato che 👁👁 LA MAGGIOR PARTE degli amministratori calabresi che intervengono in videoconferenza nei telegiornali, confondono la parola “problematica” con “problema”, ignorandone completamente la differenza di significato. Questo è un problema, non una problematica.

Anche oggi ho voluto omaggiare quelli che restano a casa, offrendo la visione di una breve storia costruita qualche anno fa. 👁👁 DA UN PAESE ALL'ALTRO, racconta di Pasquale Greco, emigrato nel 1951 da un paese calabrese a La Plata.

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