CAUSE ED EFFETTI, INCAPPUCCIATI O NO

di Alfonso Bombini

Comincio dicendo che ero tra i non violenti, veri indignados del corteo romano, perché tutto abbia un senso e pochi equivoci. Però mi sono rotto pure i coglioni di ascoltare: isolare i violenti, loro 500 noi 400mila, fanno il gioco di Berlusconi, anche Draghi ha separato le due anime della manifestazione. L’elenco potrebbe continuare così come il luogo comune, vicenda senza (mai) fine. Incappucciati sì, coi caschi e i sanpietrini ce n’erano tanti. Mio padre (il 68 era universitario politicizzato a Roma) oggi a tavola, commentando quanto accaduto ieri, mi faceva notare: “Ci sono tanti ragazzi normali al seguito, poi ci si fa trascinare”. Succede sempre così. Non sono mai solo i violenti, poi arrivano tutti gli altri, anche quelli che non t’aspetti (ho visto in via Labicana un mio ex prof dell'Unical tra i più miti). Perché la misura è colma e gli antidoti mancano. La sempre troppo facile sinistra italica, quella cosentina ne è una declinazione a tratti più ridicola, salottiera de noantri e trasformista, si trova sempre pronta ad analisi e commenti post-mortem. Quando il gioco è finito, quando le forze mancano e soldi in tasca non ci sono, la gauche del cazzo viene fuori e predica soluzioni pret-a-porter. Oggi mi sono permesso di ricordare a un caro amico che noi dicevamo queste cose circa 15 anni fa. Che il Capitale dopo il reddito aggredisce il risparmio non è cosa da scomodare Stiglitz o Schumpeter. Che il concetto di produzione cambia nella logica postfordista è altresì cosa risaputa. Tutte cose che alcuni di noi hanno appreso tra i banchi delle università con gente come Paolo Virno.  Così come abbiamo appreso che la nostra Argentina latente (col famoso sacco del Fondo monetario internazionale) era pericolosamente vicina all’Italia di adesso per come la raccontava il Solanas evocato a lezione da Paride Leporace all’Unical. Mi fermo qui perché il calderone è un vaso di Pandora.  Repubblica ha dato il meglio come succede spesso. Se non fosse per l’editoriale di Scalfari. Ieri il Manifesto era insuperabile con interventi illustri: da Chomskij a Zizek passando per Freccero e Naomi Klein Il Fatto era ben fatto anche stamane. Lucia Annunziata ci ha notiziato che il movimento è altra cosa dalla violenza.  Idem l’editoriale di Calabresi su La Stampa. Suggerimenti da seguire in pieno. Con la violenza non si va da nessuna parte. Preferisco la rivoluzione di chi studia soluzioni possibili e di chi studia e “basta” (la ricercatrice Valeria Dattilo mi ammoniva così qualche tempo addietro).

Ma il tempo corre e una generazione di precari, disoccupati e morti di fame rischia di autocancellarsi da un decennio (nero). Incappucciati o no, il gioco è sempre lo stesso: causa ed effetto. Tutto semplicemente complesso.

Cause: banche, politica, conservazione del potere.

Effetti: violenza sociale, emarginazione, morte.